18 de noviembre de 2011

DIVENTARE NONNO E CONTASTORIE


Sapevo che da un momento all’altro dovevo ricevere quella chiamata e stavo in attesa che il telefono squillasse. Alla fine…….il driiin si fece sentire. Sollevai la cornetta e la voce di mia moglie, presa dall’emozione, mi annunciò: “Sei diventato nonno di una bella bambina!!!”Nonno…..?!Sul momento a sentirmi attribuire l’appellativo di nonno mi sentii un po’ disorientato pur essendo conscio che quella comunicazione doveva arrivare; nonostante mi colse impreparato ad accettare la realtà di essere, da quel momento, entrato nel rango dei nonni. Nella mia intimità, tacitamente, associavo il personaggio col sinonimo di vecchiaia, ma mi ripresi subito, consolandomi deducendo che a sessant’anni, età che avevo in quel momento, non mi sentivo, e resistevo a considerarmi vecchio, tuttal’più attempato, maturo, ma non proprio vecchio.
Con queste considerazioni mulinandomi nella mente, mi rasserenai e mi diressi verso la clinica a felicitarmi con la nuora, a farle omaggio di un mazzo di fiori, e a conoscere la neonata.
La bambina stava nella culla in un padiglione separato dai visitatori da una vetrata. Vedendo quella creatura che pareva mi stesse guardando fisso, fui preso da un’ondata di tenerezza e nello stesso tempo orgoglioso della mia recente condizione di nonno scomparendo ogni reticenza verso questo nuovo ruolo che venivo a rappresentare.
Al mio fianco, guardando la nuova arrivata, c’era lo zio, fratello di mia nuora. Poiché la bambina stava guardando, così ci parve, nella nostra direzione, ci contendevamo gelosamente quello sguardo, come fosse indirizzato ad ognuno di noi in particolare. Il buon senso prevalse, e ci accordammo, deducendo che con una sola ora di vita non poteva distinguere ne nonni ne zii. Chissà cos’era che attirava l’attenzione della creatura in quel luogo di questo mondo dove era appena arrivata. Con la nascita della nipotina nacque un nuovo motivo di stimolo che destava nuovi sentimenti di affetto e tenerezza più sereni e tranquilli di quelli provati alla nascita dei propri figli, essendo allora molto giovane, tutte le espressioni affettive erano più focose e appassionate. Con il ruolo di nonno non si acquisiscono solo nuove manifestazioni affettive ma anche qualche prestazione o collaborazione famigliare che permette a giovani genitori di seguire le proprie occupazioni professionali. Ciò richiama dover rinnovare le pratiche usate nel trattare i figli neonati, così ti trovi, di tanto in tanto, con i nipotini in braccio che grati del trastullo ti ricompensano con un regalino tiepido e umido sulla manica della camicia e sui pantaloni. Più grandicelli all’ora di coricarsi mi chiedevano di raccontargli una favola. Questo era un momeneto di pace e tenerezza, era il momento che si ammansivano dopo una giornata di birichinate e di irrequietezza come solo i bambini la vivono, tenendoci sempre attenti e vigilanti. Perciò questo era anche il momento che preannunciava il riposo per loro e per noi. Le poche favole che sapevo erano quelle che più o meno tutti sanno: Pinocchio, Biancaneve, Cenerentola e qualche altra. Il mio repertorio era limitato, e spesso mi sentivo dire: “Ma nonno quella me l’hai raccontata ieri sera!!!” E non avendo altra scelta, poiché tutte le sapevano, molte per averle ascoltate e viste alla televisione, decisi di inventare storie ricorrendo all’immaginazione e alla fantasia. Così è nata quella dell’uomo forzuto che con uno starnuto sradicava gli alberi della foresta…altra, dei due fratellini che si persero nel bosco e dovettero passare la notte nella cavità di un vecchio e grosso albero intimoriti udendo tanti strani e paurosi rumori che di notte si sentono in quei luoghi tenebrosi: l’ululato del lupo, il lugubre canto della civetta, il grugnire dell’orso che passò vicino a loro con i suoi passi striscianti causando tra le foglie secche del suolo un scioo, scioo che li fece rabbrividire. Altra, il matrimonio della pulce col pidocchio che come padrino scelsero il topo e per madrina la gatta e, al finale della festa, tutti ebbri per la grappa e il vino la madrina si mangiò il padrino. Il racconto non lo lasciavano scorrere e seguire continuo ma spesso lo interrompevano con domande per mettere in imbarazzo la mente più sveglia per dar loro delle risposte credibili e coerenti. Oggi che tutti i nipoti sono già adulti mi ricordano certi passaggi di quei racconti che più li impressionarono come: l’uomo forzuto che dovette lottare con un mago di grandi poteri che si era invaghito della sua innamorata….il scioo scioo dei passi dell’orso. Allora nella foga di inventare situazioni e personaggi, non mi rendevo conto che drammatizzavo un po’ troppo, tanto che invece di predisporli al sonno, succedeva il contrario e questo tardava ad arrivare. Quando mi rendevo conto che la loro mente infantile non era ancora avvezza alle forti impressioni e apparivano turbati, ricorrevo alla fata buona con poteri illimitati che castigava i cattivi e premiava i buoni o a storie di principi e principesse di regni fantastici, soavizzando così le emozioni. Di tanto in tanto in queste sedute fiabesche intenzionate a conciliare il sonno, succedeva che questo mi coglieva prima che loro e al mattino seguente si burlavano e si vantavano di aver addormentato il nonno. Queste sono le cose graziose che succedono assieme ad altre che non lo sono. Quando c’è un nonno in famiglia non si può quantificare il valore della sua presenza, la carica affettiva che trasmette, e se le sue condizioni di salute sono ancora buone, tanto da rendersi utile, lo farà con la stessa responsabilità dei genitori nel farsi carico dei nipoti. Mi riferisco al nonno essendo questa la mia condizione. Ovviamente la nonna non è di meno nel dare le sue prestazioni ai nipotini e come donna lo fa con qualche caratteristica diversa, propria della sua condizione. Unendo questi due personaggi in seno alla famiglia, notiamo che il compromesso ha un solo fine, amare e dedicarsi incondizionatamente ai nipoti. Come accennai non tutto, e sempre, i rapporti sono grazia e miele, alle volte si creano situazioni che comportano qualche screzio, dovuto come è logico, a differenze createsi più che altro dalle diverse posizioni generazionali. I nonni non possono attualizzarsi in molte cose e i nipoti no ci pensano due volte per escludere la loro partecipazione nei loro problemi o altre circostanze dove potrebbero apportare un sano e savio consiglio. Certe situazioni conflittuali si danno con più frequenza nella scalata dall’adolescenza all’età maggiore. Epoca che provoca i loro atteggiamenti smodati, anche se privi di malintenzione, dettati da quella sfacciata spontaneità e sincerità radicata nei loro impulsi giovanili. I nonni incassano senza dare alcun segno di contrarietà, anzi sul loro volto si nota un’espressione di dolce compatimento sperando nel momento di poter dimostrare che nel loro bagaglio di esperienze c’è ancora molto di valido per orientare i nipoti con valori che li favoriscano verso una convivenza serena e armoniosa in seno alla famiglia.
Una dimostrazione di mortificante comportamento nei miei riguardi l’ho avuta un giorno dal mio nipotino di una decina d’anni, corta età, però già esperto nel destreggiarsi con il computer. Mi avvicinai mentre stava operando con l’apparato e gli dissi di lasciarmi provare a cercare dei dati, in sua presenza e direzione; mi rispose con aria risaputa: “No nonno, tu non capisci e non sai niente di queste cose…..”
Tale risposta non lasciò risentimento alcuno ma solo un pungente dissapore. Come ricompensa rasserenante, mentre sto scrivendo queste righe, driiin….suona il telefono….è la “bambina” che mi fece nonno trent’anni fa. Mi chiama dall’Argentina dove nell’università di Buenos Aires è impegnata in un master, dopo essersi laureata in sociologia, ed è proprio lei la nipote, quella che più emozionavano i miei racconti che oggi mi sta rievocando…il scioo scioo dei passi dell’orso sulle foglie secche sul suolo del bosco. Sembra ieri, un soffio di tempo, invece sono passati già trent’anni. In questo periodo molti cambi sono avvenuti nel nostro vivere quotidiano e così anche nei rapporti con i nostri giovani. In ogni epoca nella convivenza si è verificato l’inevitabile conflitto generazionale ma fin dal secolo scorso questo fenomeno si è accentuato e accelerato dovuto al ritmo evolutivo progressista con il quale questo succede, riflettendosi in ogni ambito del nostro vivere. Quindi i nostri giovani devono seguire tale ritmo loro prerogativa che impone un nuovo modo di vivere corrispondendo a nuove maniere di manifestarlo e questa dinamica modifica il comportamento. Considerando l’età che ha compromesso le nostre facoltà, è difficile seguire ed intendere gli avvenimenti che si susseguono attorno a noi imponendoci nuovi valori e cambiamenti nella condotta umana, augurandoci che questi non raffreddino gli affetti, il rispetto, la considerazione. Ci rendiamo conto che i nostri giovani vivono il mondo attuale complesso e mutevole, che obbedisce a canoni e principi concettuali diversi da quelli che hanno retto la nostra esistenza. Hanno maggiori disponibilità economiche e benessere, un punto a favore rispetto a non molto tempo fa quando penurie e ristrettezze opprimevano la maggior parte della popolazione rendendo difficile ogni prospettiva.
In queste linee ho tentato di dare una fisionomia alla mia immagine di nonno, restando inteso che tutte le considerazioni e riflessioni sono personali non intenzionate a generalizzare. Comunque stando alle evidenze, voglio aggiungere che fra noi anziani non manca chi pretende di suggerire, e alle volte imporre, ai giovani di questo tempo ideologie e teorie già obsolete, valendosi dell’autorità morale che può dare l’età, al posto di soffermarci a comprendere la realtà del mondo attuale che determina il comportamento dei nostri giovani. Con un atteggiamento meno autoritario eviterebbero conflitti e ribellioni in seno al nucleo familiare.
Al fine con una buona comunicazione intrinseca, e buona volontà da ambo le parti, sono convinto che si possa ancora trasmettere loro certi valori frutto e patrimonio delle nostre esperienze, risulatandone sicuramente una convivenza più armonica e serena, cosa che tutti desideriamo nei rapporto con i nostri giovani.

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