“Giacomino vuoi
dirmi finalmente ciò che ti succede da un po’ di tempo a questa parte, cosa che
ti si vede in faccia e non puoi più nascondere?” Con queste parole si rivolse a
lui la madre, essendosi resa conto del cambio di suo figlio nel comportamento e
nell’umore che non erano gli stessi del suo essere abituale. Era scontroso, di
malumore e non si alimentava come di solito soleva fare, sereno e con buon
appetito. La madre indagava il motivo di tale cambio in suo figlio con il modo amoroso
che solo le mamme sanno fare in certi momenti con i figli. “Hai problemi sul
lavoro, hai litigato con la Nina, la fidanzata, che cos’hai?” insisteva la
madre. “Niente mamma, non succede niente né sul lavoro né con la Nina”. “Allora
cosa passa in questi ultimi tempi nella tua vita che non ti si riconosce più
nel tuo modo di fare, nel tuo comportamento. Ti senti male? Vuoi farti vedere
da un medico?” “No! No! Non succede nulla, passerà” e con ciò usciva di casa
lasciando senza chiarire quel suo comportamento anomalo. Aveva perso la sua
baldanza, era pallido e dimagrito e ciò era motivo di preoccupazione per i suoi
familiari. Giacomino, giovane venticinquenne, con la Nina faceva piani per
sposarsi in breve tempo. Anche lei si era resa conto del deterioro fisico del
fidanzato, del resto non aveva nulla da lamentare, il buon comportamento verso
di lei era costante. La sera rientrato a casa dal lavoro si lavava, si metteva
indumenti puliti, cenava e poi andava dalla fidanzata. Essendo corto il
tragitto per raggiungere la casa di Nina quasi sempre calzava delle pantofole
piane, così si sentiva più comodo che non con le scarpe. Percorreva la distanza
su una strada inghiaiata e ritornava a casa già tardi, a notte fonda, nel
silenzio totale predominante nelle notti dei paesi di campagna.
In questo tratto di strada erano sorti tutti i mali che Giacomino stava
soffrendo. Sentiva, in quel tragitto, che qualcuno gli tirava sassi sulla
schiena ma non vedeva ne sentiva la presenza di nessuno vicino a lui per
spiegarsi il fenomeno. Invaso dalla paura si lasciò andare pensando a qualcosa
di soprannaturale; a un fantasma.
Non trovava altra spiegazione e, più ci pensava, più scivolava in uno stato
emozionale dal quale non riusciva a trovare una spiegazione, un’uscita razionale;
inoltre il suo orgoglio non gli
permetteva di confessare ciò che gli stava succedendo che a poco a poco
lo portava verso il panico. Gli effetti di questo stato d’animo non poteva
nasconderli, dissimularlo, e dava luogo che i familiari pensassero che il suo
equilibrio mentale potesse soccombere, e decisero per conto loro di scoprire la
causa che affliggeva Giacomino e causava malessere e preoccupazione a tutti
loro. Decisero di pedinare, con discrezione, i suoi passi e investigare i suoi
contatti personali con amici, parenti e conoscenti. Sul posto di lavoro, nel
calzaturificio, tutto si svolgeva con normalità, con le sue conoscenze e
amicizie non c’erano screzi, cosicché il compito che si erano proposti non ebbe
esito e si concluse negativamente. La soluzione si presentò nel modo più strano
e impensabile. Ogni sera Giacomino andava dalla fidanzata e il fratello
maggiore Gigi volle, di nascosto, senza far notare la sua presenza, seguirlo e
avvicinarsi, per capire se tra i due esistesse veramente buona armonia. Gli
bastò per capire che le cose andavano bene e, stando a discreta distanza,
vedere che Nina, aprendogli la porta, gli si avvicinò affettuosamente dandogli
il bacio di benarrivato.
Ritornò allo stesso posto all’ora che Giacomino faceva ritorno a casa e,
favorito da un chiaro di luna molto opportuno, vide il fratello accompagnato
dalla ragazza e, al momento del commiato, si baciarono come ci si può aspettare
in questa circostanza. Quindi tutto normale. Seguì il fratello nel tratto di
strada che lo separava dalla casa, lo seguì sul prato che costeggiava la strada
a prudente distanza, affinché non si accorgesse della sua presenza. Giacomino
uscì dal cortile dell’amata e si incamminò lungo la strada di ghiaia
circospetto e a passi lenti, poi prese a camminare con andatura normale. Il
fratello seguendolo lo guardava, se nonché ad un tratto Giacomino si fermò, si
girò, si guardò i talloni e scoppiò in uno scroscio di risa fragoroso e
sostenuto. Gigi fu preso di soprassalto da quelle risa e pensò che davvero
fosse diventato matto e che la pazzia si fosse dichiarata in quel momento.
Mentre Giacomino si sganasciava dalle risa sfogandosi così dello stato ansioso,
dall’oppressione che sopportava da un tempo a questa parte, si sorprese della
presenza del fratello ma, nello stesso tempo, fu contento di potergli svelare
il mistero dei sassi che tutte le sere gli battevano sulla schiena tornando a
casa dopo la consueta visita a Nina e che fino ad ora non era riuscito a
chiarire tale mistero, tanto d’averlo indotto a pensare che fosse opera di un’anima
vagante, di un fantasma, e per quanto si tormentasse la mente non trovava
spiegazione al fenomeno che aveva minato la sua salute e i buoni rapporti
con i suoi cari. Il suo silenzio e
il non voler parlare con la sua gente si doveva a cosa avrebbero pensato se
avesse detto loro che un fantasma gli tirava sassi nella schiena….Avrebbero
riso e pensato che qualcosa succedeva nella sua mente, anche se a quei tempi la
gente credeva in fantasmi e apparizioni più che nei tempi attuali. Ah! Però
quella sera aveva scoperto e si era svelato il mistero dei sassi. Era veramente
ridicolo e lui rideva al fine avendo scoperto che i sassi erano lanciati dalle
sue stesse pantofole!!! Ad ogni passo qualche sassolino si adagiava sullo
spazio che restava tra il tallone e la fine della pantofola, e al dare il
passo, questi venivano catapultati sulla sua schiena.
Giacomino rientrò nella normalità dopo l’avventura finalmente
conclusasi.
Questa storia è vera, successe a principio del secolo scorso, quando le
notti, ripeto, erano popolate di fantasmi, streghe e apparizioni frutto di una
fantasia malata.
L’esperienza di Giacomino, che dovuto alla sua attitudine, si fece
dramma per lui e i suoi cari, fu causa sia dei tempi che della debolezza dello
spirito.
Da questo caso si può trarre un insegnamento dal quale deriva un
ragionamento. Quando ci si trova assillati da un frangente, un’ossessione che
la nostra mente non riesce a risolvere, al contrario più ci pensi e più
sprofondi nel problema. Dovremmo sforzarci ed affrontare la paura, le
inibizioni, i complessi che ci impediscono di comunicare, di rivolgerci a
persone che stimiamo e potrebbero darci un aiuto, un consiglio per risolvere il
nostro conflitto. Il concorso di più menti, più idee, portano alla soluzione
del problema.
Don Bruno ,un abrazo de su amigo en Venezuela ,Foto Miranda ,Patricio Casassus
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