3 de noviembre de 2011

TOMMASO E LA FINESTRA CIECA


Sono molte le famiglie che soffrono disagi di vario genere attinenti alla casa o all’appartamento dove risiedono. Problemi d’indole diverse dovuti alla comunità, al vicino di casa insopportabile, al portinaio sparlatore, al padrone di casa troppo codizioso, alla banca inesorabile e ad altri motivi ancora. Comunque non è per niente facile trovare soluzioni rapide a questo tipo di problemi. La storia di Tommaso ha per base un inconveniente che ha a che vedere con la sua dimora però il suo problema è un tanto peculiare e differisce da quelli sopra citati. Vive in un vecchio palazzotto che un tempo ebbe classe e personalità, ubicato in una via centrale della città. Attualmente la sua decadenza si nota un po’ dappertutto. Anche Tommaso la nota salendo le scale dell’edificio, con andare stanco, dopo una dura giornata di lavoro. Guarda i gradini consumati dall’andirivieni di chissà quanti inquilini durante decine d’anni, porte, pareti, soffitti, mancano di mantenimento e appaiono deteriorati. Doveva accettare in un certo qual modo tali condizioni, le sue possibilità economiche non gli permettevano, per il momento, altra scelta. Il padrone sostiene che l’edificio sarà demolito per dar posto ad una costruzione moderna come altre che sorgono lì intorno e a questa previsione si deve la negligenza nel mantenimento.
Tommaso vive all’ultimo piano, il quinto, uno spazio ricavato sottotetto, e per questo l’appartamento ha delle limitazioni che si traducono in una serie d’incomodità e inconvenienti, causa di malstare in tutti i componenti della famiglia formata, oltre che da lui, dalla moglie e due bambini, un maschietto e una femminuccia. L’alloggio consta di tre vani più un cucinino e un servizio, il tutto di ridotte dimensioni. Il grande problema è che tutto lo spazio ha una sola finestra normale e la vista di questa da sulle immediate pareti spoglie degli edifici circostanti. Il cucinino è illuminato da un lucernario, la cameretta dei bambini prende luce da una finestrella rotonda, e la camera matrimoniale di finestrelle ne ha due, e tutte quasi a livello del pavimento, dovuto allo spiovente del tetto. Nella piccola sala c’è la finestra normale che risulta essere l’ossessione della famiglia. Questa apertura lascia vedere solo tre nude facciate corrispondenti ai lati posteriori degli edifici circostanti. Quindi può considerarsi una finestra cieca che limita la vista a pochi metri di distanza, quasi come le finestre tramoggia delle carceri. Tommaso e i familiari soffrono del complesso finestra chiusa imponendo loro una situazione obbligante, non rassegnandosi all’incomodità, ma abituandosi a non guardare fuori, non scorrere le tendine, accendere la luce prima la sera, e tra le ristrettezze che formarono le loro abitudini si dimenticarono del sole, dell’aria pura, del senso d’ampiezza, sognando l’ambito campagnolo dove, ciò che a loro manca, ce n’è in abbondanza. I bambini nella loro infantile ingenuità dicono al padre: “Papà perché noi non abbiamo una finestra grande che dia su un giardino, su un viale dove potremmo vedere filari d’alberi, persone che camminano, automobili…..?” Tommaso, visibilmente impressionato e commosso, risponde che quando vincerà la lotteria avranno un appartamento con finestre grandi come la facciata dell’edificio e la vista sarà su di un parco con molti alberi e aiuole di fiori di tutti i colori. Intimamente pensava a quanto aveva sacrificato in tutto per poter abitare li…sgabuzzino con una finestra cieca che per il momento non aveva soluzione. Quel riquadro, quel buco incorniciato che impedisce di spaziare con la vista, quindi inutile, e a tutta la famigliola causa uno shock, che toglie loro anche il piacere di immaginare ciò che vorrebbero vedere oltre quelle pareti che hanno di fronte. A volte papà Tommaso ai bambini racconta fiabe e racconti per distrarli, storie ambientate all’aria aperta che alludono a valli e boschi incantati, però questo palliativo verbale, anche se ben intenzionato per evadere un po’ la realtà ossessiva della finestra, non sortisce l’effetto desiderato. La moglie sopporta la sua parte di scomodità con pazienza, rassegnazione e dignità, sperando nel giorno in cui potrà disporre di un alloggio più ampio, più comodo che ponga termine a tanta incomodità. Tommaso sembra sia destinato ad essere perseguitato da altre negatività che si manifestano nel trascorso della sua vita giornaliera. Dice che la luce dell’alba tarda di più ad arrivare al suo appartamento perciò spesso al mattino si sveglia tardi e di soprassalto prendendo il caffè correndo e mangiando un panino per strada mentre cammina verso il posto di lavoro. Saluta con spontaneità, sorridendo, le persone che incontra, senza ricevere da queste il saluto in contraccambio. Frequenta spiagge inquinate bagnandosi solo i piedi e sudando nel resto del corpo, dato che il suo bilancio non gli permette quelle a pagamento. Il lavoro è duro e si consola pensando al fine settimana, durante il quale potrà dormire a sufficienza essendo sempre in debito con il sonno. Quando può permettersi di andare al cinema con la moglie deve attendere la vicina di casa che intanto gli custodisce i bambini, però questa arriva sempre tardi a casa perciò anche loro fanno tardi, e la sala è già piena quindi devono accomodarsi in prima fila, stirare e torcere il collo per mal vedere il film.

Tommaso non può, per il momento, trovare soluzione al suo genere di vita, meno ancora pensare ad un alloggio migliore per porre fine al disagio e alla psicosi della finestra cieca che la sua famiglia soffre. E’ un operaio che lavora nei cantieri navali con doti troppo mediocri per scalare posizioni e migliorare i suoi ingressi economici. Lui n’è conscio, per questo confida e fantastica con la lotteria per mettere fine alla sua vita travagliata e all’insopportabile finestra cieca. Tommaso in questo mondo ha già pagato la sua quota di penitenza, se per caso avesse commesso alcun peccato, il buon Dio lo terrà presente, e questo sia di buon auspicio affinché la ruota della fortuna gli sia propizia, vinca la lotteria cosi da mettere termine alle sue tribolazioni e possedere un appartamento con le finestre grandi come la facciata dell’edificio.

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