13 de noviembre de 2011

IL “PALLINO” PER LE PALLINE DI MATTIA


Mattia è solo un Mattia fra tanti, un umile cittadino che non ha nulla a che vedere con il famoso “Il fu Mattia Pascal” di Pirandello. E’ un radiotecnico, un amico che sempre si è comportato in modo normale, corretto, equilibrato, ma….da un tempo a questa parte, spesso, nelle sue conversazioni, gli argomenti sono diversi dal frasario dal frasario convenzionale e dal discorrere comune. Mi fa pensare, stando a certe espressioni, che l’uomo sia un po’ fissato quando si riferisce al tempo e al modo di impiegarlo. L’uso del tempo, ultimamente per lui, mi stavo dando conto che era diventato ossessivo, specialmente quando si trattava di disporre le priorità d’impiego, scordandosi che questo fenomeno astratto ha mille forme e colori nelle sue manifestazioni. E’ fuggente, piacevole, doloroso, corto, lungo, a seconda dell’impiego che se ne faccia; allegro, triste secondo le circostanze in cui ci si trova involucrati e ha infinite altre forme ancora. Ora Mattia, riferendosi al tempo, ricorreva ripetutamente a molte frasi fatte, quali: “Haa, come passa veloce il tempo, già siamo a fine anno, mi sembra ieri che i miei figli erano bambini e già mi hanno fatto nonno.”
“Si il tempo passa e dovrei fare tante cose ma non ci riesco, non riesco a coordinare le priorità che più mi interesserebbe fossero esaudite.” Altra espressione sul tema era lamentarsi che un altro giorno se n’era andato ed altre ancora avevano sempre il tempo negativo come protagonista. Il ripetersi troppo spesso di queste lamentele è l’evidenza che Mattia è vittima di una forma maniacale contro il tempo. Non accetta più di essere ricordato al suo compleanno e mal sopporta le feste di fine anno. Mi sorprese un giorno dimostrandosi sereno e tranquillo nella conversazione dicendomi: “Da tanti anni penso a qualcosa per misurare il tempo a modo mio”. Ciò aumentò la mia attenzione e curiosità su ciò che volesse dire. Pensai che avesse inventato un nuovo tipo di orologio, come se non ne avessimo già un’infinità per ogni necessità, e prestazione, per misurare il tempo. Continuò “Vedi oggi mi sono seduto e ho fatto un po’ di conti: una persona in medi dovrebbe vivere settantacinque anni, alcuni vivono di più, altri vivono di meno, però la media è quella.” Allora moltiplicò 75 per le 52 settimane all’anno e mi diede 3900 che è il numero di sabati che una persona dovrebbe trascorrere in tutta la sua vita. Trascorsi molto tempo a pensando a tutto questo e, giunto a 55 anni, mi diedi conto che avevo vissuto più di duemilaottocento sabati! Pensai allora che se arrivassi ai 75 anni mi resterebbero solo mille sabati per vivere e godere il resto della mia vita. A questo punto visitai tre o quattro negozi di giocattoli e comprai mille palline di vetro, come quelle con cui giocavamo a boccette e a spanna da bambini.  
In casa le depositai in un vaso di cristallo trasparente. Ogni sabato, partendo da allora, prendevo una pallina e la buttavo nel cesto dei rifiuti. Vedendo diminuire le palline mi sentivo pressionato verso il compimento delle cose veramente importanti della mia vita.
Ora ti dirò, prima di lasciarci, stamattina ho tolto l’ultima pallina dal vaso di cristallo……Allora mi diedi conto che, se vivo fino al prossimo sabato, mi sarà concesso un po’ più di tempo, un po’ più di vita…..e se c’è qualcosa che tutti apprezziamo è poter disporre di tempo supplementare.
Strano modo usava Mattia per controllare il tempo che poteva rimanergli come risiedente di questo mondo, quando ogni giorno, purtroppo, fatti e cose ci ricordano di tenere la valigia pronta per il fatale viaggio che tutti dovremo compiere un giorno quando la tenebrosa signora della falce reclamerà la sua vittoria dopo averci dato tutta la vita di vantaggio.
Mattia, dal momento che buttò l’ultima pallina, ogni giorno faceva qualcosa di inconsueto nelle sue abitudini. Portava la famiglia a mangiare fuori al ristorante, comprava fiori alla moglie, la svegliava al mattino con un bacio, invitava i figli a giocare a carte, cosa che sempre gli piacque però non aveva potuto praticare questo gioco a suo gusto; insomma da quel giorno Mattia era come se avesse acquistato una nuova personalità. I familiari erano perplessi per questo cambio, ma non riuscivano ad attribuire una chiara causa a tale comportamento che non avendo effetti negativi non li preoccupava maggiormente. Io che ero venuto a conoscenza del suo “pallino” per le palline, vedevo e giudicavo, e non potevo ignorare la fissazione che Mattia aveva dedicato al tempo. Se l’avesse presa con il tempo come fenomeno meteorologico che ha qualcosa di tangibile, sarebbe rimasto con i piedi a terra, ma filare su quello spazio intoccabile, impalpabile, indefinito fenomeno che fluisce inarrestabile in una successione di istanti, è follia. Più strano è perdere la sua nozione a beneficio della nostra pace e serenità. Auguriamoci che Mattia possa attendere alle sue priorità e che la tenebrosa signora della falce tardi il più possibile a presentarsi al suo cospetto reclamandogli il suo tempo ormai scaduto.

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